Single? No, gengle. Ecco i ritrovi online delle famiglie monoparentali

Single? No, gengle, cioè single con prole. I «gengle» – genitori single – hanno trovato on line il posto perfetto per conoscersi e ritrovarsi. gengleSono siti su cui cliccare la sera tardi, quando i bambini dormono, o magari in pausa-pranzo o nei brevi momenti di libertà che concede un buon co-parenting con un ex compagno collaborativo. Perché i gengle scelgono piattaforme ad hoc, perché non si “accontentano” di Facebook? Perché hanno poco tempo, ed esigenze precise. Perché spesso il fallimento di una relazione di coppia porta con sé il deserto delle amicizie (reali e virtuali) fatte quando “si era in due”. Perché fare il genitore oggi è difficile, e farlo da soli è quasi epico. Per questi e mille altri motivi, Gengle, «social network per genitori single», festeggia il suo primo anno di vita con 10mila iscritti. Un numero inaspettato anche per la fondatrice, Giuditta Pasotto, fiorentina, 35 anni e due figli, che ha ideato il sito per «creare rete, aiutarsi a vicenda, condividere le cose da fare». Nonostante nel nostro Paese le famiglie monoparentali abbiano ormai raggiunto quota 5 milioni, rimangono tante le difficoltà pratiche per i genitori single, oberati anche da quella sottile e persistente sensazione di sentirsi sempre “diversi” o “fuori posto”. Lo dice chi questa condizione la vive tutti i giorni: feste e compleanni all’asilo diventano un incubo perché la maggior parte dei genitori è in coppia, il parchetto sotto-casa con la fauna di mamme di specie varia pronte a osservare e commentare l’assenza (o l’arrivo) di eventuale nuovo accompagnatore, per non parlare del periodo delle vacanze estive o quelle delle “feste comandate” (Natale e Pasqua in primis) dove alle difficoltà organizzative ed economiche si somma l’ansia da solitudine. Da semplice community comoda per mettersi in contatto con genitori single della stessa zona, Gengle si è trasformata in una piattaforma di servizi che comprende un’offerta di consulenze on line per questioni legali, educative o sanitarie e anche utili convenzioni con strutture turistiche per famiglie o attività ludiche e sportive per bambini. È solo l’ultimo nato nell’universo on line dei social network per single con figli: tra i primi a fiutare la necessità di aprire uno spazio sul web dedicato alle famiglie monoparentali c’è stato Genitori Single Italia, che è attivo fin dal 2002 e offre anche una sezione dedicata agli incontri tra genitori. Una vera e propria community si raduna da cinque anni a questa parte anche su OneParent (claim: «una community per genitori single, fatta da genitori single»). Ideato da Bruno AiazziDaniela Gualtieri, rispettivamente papà e mamma single, propone tutto ciò che può essere utile a un adulto che, da solo, deve affrontare il ruolo parentale, il lavoro, la gestione del tempo libero, la ricerca di un nuovo compagno di vita. Attualmente OneParent conta su 9mila iscritti e ogni mese circa 200 nuove persone cliccano su questa piattaforma per accedere ai forum (ne sono presenti molti, suddivisi per temi) dove confrontarsi e scambiarsi informazioni, notizie su eventi da seguire, leggere consulenze legali gratuite. Come per Gengle, la chiave di successo è il passaggio dal virtuale al reale: questi tipi di social offrono, pur nella rigorosa tutela della privacy dei partecipanti, la possibilità a chi vuole di incontrarsi nella vita reale per creare momenti di aggregazione. Per i figli, ma anche per i genitori (da soli, ovvio). Siti per incontri per adulti con figli a carico? Sì, ci sono anche quelli, e lo dicono espressamente, come fa Genitori Single (claim: «tutti devono avere una seconda possibilità per trovare la felicità») o ByParent, specializzato negli incontri di coppia tra genitori con separazioni alle spalle: si chatta, ci si conosce come si fa su un normale sito di incontri on line e poi, se si vuole, ci si vede di persona. «Le chat e i social in fondo sono una dimensione moderna della piazza e del bar: non ci trovo nulla di male se si usano questi strumenti per scambiare opinioni e consigli», spiega Raethia Corsini, 53 anni, milanese, esperta di comunicazione, e tra le animatrici di Smallfamilies, associazione che fa da bussola tra i servizi pubblici a disposizione per tutte le «famiglie piccole», quelle con genitore unico (separati, divorziati, vedovi, mamme-single). «Ritengo però che le chat non possano risolvere la questione dell’isolamento che è più legato alla condizione interiore di ciascun genitore e anche al tipo di comunità reale che lo circonda», conclude. Fonte: iodonna.it