Corriere della Sera. La 27 ora – 29 settembre 2014– Arianna Fontana
Tre giorni senza grida né timidi sussurri. È stato detto tanto con il giusto tono di voce. Pacato, sicuro, lieve e determinato. E allegro
Bello il tempo delle donne alla Triennale in questo fine settimana. C’era il sole fuori e dentro. Ho incontrato qualche amica e qualche amico, ho portato mio figlio e un suo amichetto ai laboratori per bambini, ho riflettuto, ho sorriso e ho anche riso. Ad esempio quando Lella Costa ha osservato che persino un padre bravo, il genere che dà il biberon e ti accompagna dal pediatra, agli amici che, durante un aperitivo, lo invitano a uscire anche il giorno successivo, spesso risponde: «non posso, domani sera devo fare il baby sitter».
«Baby sitter?! Avete mai sentito una mamma che dice che deve fare la baby sitter se deve stare a casa una sera con i propri figli?».
Ha chiesto con un irresistibile tono stupito e ironico l’attrice. Ho riso per la battuta divertente ma anche perché sottolineava un aspetto profondo: quando si parla di parità anche i fatti, oggettivi e positivi come dare il biberon, non sono talvolta sufficienti a colmare distanze culturali,.
Ho riso anche quando non era previsto. A Silvia Vegetti Finzi hanno chiesto cos’è oggi la famiglia. «Un grande paradosso» ha risposto. «Perché ormai sembra che gli unici che vogliono sposarsi siano i gay, che a voler far figli siano rimaste solo le coppie sterili, che a voler fare i preti siano solo le donne…». Sì, ho pensato, come forse è paradossale che a occuparsi di diritti delle donne siano spesso donne che ce li hanno già tutti i loro diritti. Paradossale ma giusto. Donne che, in un certo senso, si fanno madri di altre donne più fragili.
Ho anche capito che non ho capito assolutamente se tutto il maschilismo che imperversa in rete possa essere arginato e come. Mi sono però convinta che bisogna continuare a parlarne per non abituarci. E quando Marta Serafini ha ricordato che la leggenda (dal film The Social Network) narra che l’antenato di Facebook fosse una lista di studentesse compilata da Mark Zuckerberg che, depresso perché mollato dalla fidanzata, aveva schedato le compagne di università per scegliere quella con i requisiti più convincenti, ho pensato che se il buon giorno si vede dal mattino, gli inizi dei social network erano gonfi di nuvoloni.
Questi tre giorni sono stati, effettivamente, un tempo delle donne. Senza grida né timidi sussurri. È stato detto tanto con il giusto tono di voce. Pacato, sicuro, lieve e determinato. E allegro.