La famiglia aiuta a vivere più a lungo, specie nel bisogno

Gli effetti benefici della compagnia per combattere l’isolamento sociale scongiurando solitudine e depressione sono stati ampiamente studiati negli ultimi anni. famiglialongevitaNon è solo questione di benessere o di allegria: poter avere una spalla su cui appoggiarsi e qualcuno su cui fare affidamento, soprattutto nella terza età, è una variabile che influisce anche sulla durata della vita. No alla solitudine Se infatti l’influsso positivo sul benessere personale dato dalla compagnia altrui (dai compagni di sport e attività di svago, ai vicini di casa, passando per amici, coniugi, figli e nipoti) è molto alto dall’infanzia in poi, ora un nuovo studio canadese si spinge oltre  dimostra come nella terza età l’influenza del rapporto stretto con i familiari sia positiva per la salute in vecchiaia, dopo aver smesso di lavorare. Basterebbe averne almeno tre vicini e poterli vedere frequentemente, restando con loro in contatto fisico ed emotivo, con una telefonata, un pranzo o una passeggiata insieme, per garantirsi una vita più lunga. Lo studio canadese Per arrivare a questa conclusione i ricercatori dell’università di Toronto hanno intervistato 3mila adulti dai 57 agli 85 anni e hanno indagato sul loro stato di famiglia (conviventi o meno) e sulla vicinanza di amici e parenti nel loro quotidiano. Gli intervistati dovevano stilare una lista di un massimo di 5 persone a loro vicine dichiarandone anche l’eventuale grado di parentela o l’appartenenza al gruppo degli amici. La maggioranza tra gli intervistati aveva un coniuge accanto, si mostrava in buona salute, si dichiarava felice e ammetteva di essere attorniato da una media di tre familiari (figli, ma anche nipoti, fratelli, cugini) con cui interagiva quotidianamente o quasi. Incrociando questi dati con quelli statistici forniti da un secondo ateneo, l’università di Chicago, i ricercatori hanno scoperto come chi si sentiva “molto unito” ai familiari corresse il 6 per cento di rischio di mortalità nei 5 anni seguenti, mentre questa percentuale saliva al 14 per cento per chi invece dichiarava di sentirsi più lontano dai suoi familiari. Amici meno importanti Curiosamente, i benefici della compagnia sulla longevità non erano così forti quando si passava all’analisi della cerchia di amicizie. Chi mostrava di frequentare una cerchia di amici e conoscenti, non godeva infatti dello stesso beneficio statistico in termini di longevità. Eppure uno studio inglese recente aveva dimostrato come chi condivide con amici uno sport, un’attività hobbistica, anche un gruppo religioso, tende a essere in salute più di chi invece dopo la pensione si dedica ad attività individuali. La famiglia nelle difficoltà La motivazione di questa discrepanza tra amici e famiglia però è spiegata dai ricercatori stessi: è vero che spesso i familiari sono forieri di litigi e portano a incomprensioni e litigate, molto più rispetto agli amici, ma danno la forza emotiva e la sicurezza della loro presenza e aiuto nel momento del bisogno, per esempio quando ci sono problemi di salute o è necessario prendere decisioni importanti. La loro vicinanza non solo allevia la solitudine, ma fornisce il supporto necessario a vivere in tranquillità. Questa teoria è particolarmente evidente nel caso dei rapporti di coppia di lunga data. Uno studio precedente aveva già dimostrato come chi invecchia in coppia finisca per vivere più a lungo, pur all’interno di un rapporto litigioso. Meglio esserci, nel caso di familiari o coniugi, anche con rapporti burrascosi, piuttosto che essere soli.
Fonte: corriere.it