Il 25 ottobre 2016 la dott.ssa Rita Turino è stata nominata Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza per la nostra Regione; le abbiamo proposto di presentarsi rispondendo ad alcune domande.
Quali priorità ha messo nella sua agenda per questo primo anno?
Le mie priorità sono strettamente legate al mandato assegnato dalla Regione che istituisce con L.R. n. 31 del dicembre 2009 la figura del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza per “assicurare sul territorio regionale la piena attuazione dei diritti e degli interessi riconosciuti ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze”. La legge si ispira alla Convenzione sui diritti del fanciullo di NY del 1989 (CRC) e ratificata dal nostro paese nel 1991 – a tutti gli effetti quindi legge dello Stato – i cui principi generali sono: la non discriminazione (art.2); il superiore interesse del fanciullo che deve essere considerato preminente in tutte le decisioni di competenza delle istituzioni pubbliche e private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi (art.3); il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo (art.6) e il diritto del fanciullo ad esprimere liberamente opinione su ogni questione che lo interessa e la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo concerne (art.12).
Le mie priorità, quindi, sono legate al dettato normativo, alla realtà e alle tematiche del nostro tempo, che è sicuramente caratterizzato dalla presenza sempre maggiore di minori stranieri non accompagnati che devono essere accolti, ascoltati e inseriti in un processo di integrazione che consenta loro di raggiungere un buon livello di autonomia in tempi accettabili e relativamente brevi.
Un’altra questione che giudico importante è legata al disagio che molti bambini e ragazzi vivono a seguito della separazione fortemente conflittuale dei loro genitori. L’aumento progressivo delle separazioni e dei divorzi in particolare con figli minori presenti, l’esasperata conflittualità genitoriale, anche a lungo protratta nel tempo, che sempre più frequentemente caratterizza le separazioni, produce danni su bambini e ragazzi che subiscono incomprensioni, tensioni, a volte vere e proprie violenze destinate agli adulti, ma che condizioneranno per sempre la loro vita. Penso che si debbano individuare modi adeguati per aiutare i genitori a separarsi continuando entrambi a fare i genitori, anteponendo gli interessi e i diritti dei minori sempre e comunque a quelli degli adulti. Penso si debba lavorare per insegnare ai genitori a separarsi e offrire la necessaria consapevolezza delle ricadute che comportamenti, atteggiamenti e decisioni producono sui loro figli che, salvo casi eccezionali e molto gravi, hanno il diritto di godere della presenza e vicinanza di entrambi i genitori, ma anche dei nonni, degli zii, dei cugini…
Il bullismo e cyberbullismo sembrano essere fenomeni anche questi che caratterizzano il nostro tempo e si compongono di più facce: quella di chi agisce la violenza, quella di chi assiste inerme alla violenza agita nei confronti di pari e quella di chi la subisce, che ci devono coinvolgere e interessare tutte, in quanto si tratta di minori. Recenti fatti di cronaca hanno purtroppo portato il fenomeno all’attenzione del grande pubblico e quindi non possiamo più sottrarci dall’affrontarlo con il giusto vigore, individuando le necessarie competenze. Mi viene in mente un bel testo di Daniele Novara pedagogista emiliano che ha scritto “I bulli non sanno litigare”.
Abuso e maltrattamento a danno dei minori, non sembrano in diminuzione e non bisogna quindi demordere dalle attività sia di prevenzione che di rafforzamento delle competenze destinate a leggere i segnali di questo odioso crimine, e assicurarsi che siano garantite sempre le giuste risposte terapeutiche, distinguendo le due fattispecie, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di recupero del maltrattante. Non riconoscere che molto nel corso degli ultimi anni è stato fatto, sarebbe un errore grave, lo sarebbe anche pensare di aver sconfitto il male.
E poi ancora due temi:
– la violenza assistita e gli orfani speciali. Questi ultimi mi viene da pensarli come una terribile estensione della violenza assistita, trattandosi degli orfani di femminicidio che perdono contemporaneamente entrambe i genitori, uno per mano dell’altro. Questi bambini e ragazzi privati improvvisamente di entrambi i genitori, uno per la perdita della vita, l’altro perché in carcere, hanno bisogno di cure, attenzioni e protezioni particolari;
– le ludopatie: i dati dell’osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza evidenziano che si sta pericolosamente abbassando l’età di chi gioca e scommette soldi. La preoccupazione è che ci si stia avviando velocemente verso una nuova dipendenza che nasce come gioco, per poi insinuarsi e trasformarsi in vera e propria patologia. I risvolti sono assai pericolosi, soprattutto per i ragazzi, soggetti in crescita fisica e psicologica, che potrebbero uscirne segnati da esperienze fortemente negative. Pare che il nostro paese sia tra quelli in cui le macchinette dedite al gioco sono più diffuse, così come pare essere l’utilizzo del gioco on line.
In questo primo anni di attività, considerate anche le risorse dell’Ufficio del Garante, mi impegnerò innanzitutto per conoscere le diverse realtà di vita dei bambini e i ragazzi a livello regionale, proponendomi come punto di riferimento per soggetti pubblici e privati al fine di promuovere e diffondere una cultura a favore dei bambini e dei ragazzi quali soggetti titolari di diritti (LR 31/2009 art.2 c.1 lettera n) costruendo intorno all’ufficio del Garante una rete di interlocutori, risorse, istituzioni che nel solco del principio di sussidiarietà mi e ci aiuti a valorizzare ciò che c’è, senza pensare troppo a ciò che manca.
Se dovesse indicare un punto di forza e un punto di fragilità della nostra Regione per quanto riguarda il rispetto dei diritti dei minori e degli adolescenti?
La nostra Regione ha costruito, in meno di 40 anni, un sistema di servizi sociali e socio sanitari rivolto ai minori che si caratterizza per presenza di professionalità forti, buone prassi e competenze specifiche sostenute da linee di indirizzo importanti (DGR linee guida per le equipe abusi e maltrattamenti, segnalazioni all’AG, luoghi neutri, continuità affettiva, ecc.). Inoltre, l’adesione della Regione al Progetto PIPPI sembra andare nella direzione di un riconoscimento della necessità di investire maggiormente sulla famiglia di origine e sulle sue potenzialità. Vedo inoltre molte realtà che hanno una storia e un’interessante ricchezza di esperienze e interventi innovativi che potrebbero essere forse più valorizzate e trasmesse come buone prassi. Mi sembra che gli operatori pubblici e del terzo settore insieme sappiano riconoscere sempre più spesso reciprocamente le rispettive competenze e saperi.
Vedo difficoltà di raccolta, elaborazione e restituzione di informazioni che corrispondono alle esigenze e ai bisogni del territorio. Anche il dialogo con l’AG nella ricerca di maggior relazione con i Servizi sembra non totalmente soddisfacente. I servizi lamentano sempre maggiore fatica e scarsa chiarezza nel rapporto con l’autorità giudiziaria, oggi costituita da diversi Uffici e realtà, rapporto reso più complesso con le attribuzioni di molte nuove competenze ai Tribunali Ordinari. Non sempre sembra essere chiaro ciò che ciascuno si attende dall’altro. A volte si ha la sensazione che i due comparti, quello giudiziario e quello dei servizi sociali e socio sanitari, non conoscano a sufficienza le rispettive risorse e i rispettivi mandati, viaggiando a due velocità diverse; talvolta va più veloce l’uno talvolta l’altro, creando inevitabili ricadute negative sui bambini e sui ragazzi che restano in attesa che si decida del loro futuro, in una sorta di sospensione non positiva.
La nostra impressione è che la tutela dei minori, non solo nella nostra Regione, stia vivendo una fase con maggiori criticità rispetto al passato; qual è il suo pensiero?
La Riforma della Giustizia, in discussione al Senato, che prevede la soppressione dei Tribunali e delle Procure per i Minorenni, rischia di dissolvere e vanificare le grandi competenze maturate a favore dei minori. Sembra che non si sia stati capaci di leggere e fare tesoro delle ricadute che il recente trasferimento di competenze dai TM hanno provocato sulla possibilità di intervenire in modo adeguato sulle situazioni gravi e compromesse che ora sono all’attenzione dei Tribunali Ordinari, di cui ho già detto, che sembrano a volte sottovalutare aspetti fondamentali legati al benessere del minore, lasciando di fatto la conflittualità degli adulti come vera protagonista di queste situazioni che si trascinano spesso per anni. Quando si parla di tutela di bambini e di adolescenti la competenza e l’esperienza sono elementi fondamentali. È fuor di dubbio che si deve poter contare su Magistrati assegnati in modo esclusivo agli uffici che si occupano di tutela dei minori e ciò anche per salvaguardare il molto che è stato costruito nel tempo. Le Procure minorili hanno ora compiti fondamentali di tutela, di sorveglianza, di promozione e prevenzione, che non possono che essere garantiti se non da Magistrati assegnati in via esclusiva. Anche i media sistematicamente schierati contro i Servizi a favore delle tesi assunte dagli adulti certo non aiutano a tutelare i diritti dei minori. Esiste poi un impoverimento di risorse: penso a quelle dei servizi di neuropsichiatria e psicologia infantile che sembrano avere sempre più difficoltà a farsi carico delle numerose situazioni che vengono portate alla loro attenzione. Il perdurare della grave crisi economica che ci ha colpiti e ci sta colpendo ha sicuramente inciso e incide sulla tenuta delle famiglie e anche sulla possibilità di garantire, in generale ai minori, tutti i servizi di cui necessitano, innanzitutto quelli a sostegno delle famiglie in difficoltà perché possano – fino a prova contraria – crescere, allevare ed educare i propri figli (art.18 CRC). Ma ha sicuramente anche inciso sulla tenuta dei servizi sociali che rischiano di impoverirsi a causa del mancato turnover degli operatori che rende molto difficile e a volte impossibile il passaggio delle competenze, delle esperienze e della cultura di servizio e crea situazioni gravi di sovraffaticamento e fin anche di solitudine. L’attività di sostegno ai genitori, sappiamo essere fondamentale, al fine di verificare in tempi compatibili con il processo di crescita dei bambini, la possibilità della famiglia di accudire e allevare in modo sufficientemente buono i propri figli.
Concludo dicendo che a volte si ha la sensazione che si perda di vista il supremo interesse del minore e ciò quando le decisioni sembrano essere più a favore degli adulti; assistiamo a valutazioni sbilanciate nei confronti dell’importanza attribuita alle origini, al rilievo attribuito alla mancata o insufficiente assistenza da parte delle istituzioni preposte, alla rivendicazione di tempi più lunghi per permettere i necessari cambiamenti agli adulti, alle richieste di grande comprensione quando non identificazione nella cultura e nelle leggi dei paesi di origine.
Fonte: fondazionepaideia.it