Prevenzione: paternità raddoppiabili

L’80 per cento delle patologie andrologiche che potrebbero incidere sulla fertilità si sviluppa in infanzia o adolescenza. Il drastico calo di questi anni è il risultato di stili di vita sempre più spesso sbagliati. Preoccupano le malattie sessualmente trasmesse.

Gli uomini si stanno avviando a una lenta e inesorabile perdita della capacità di avere figli per vie naturali? A giudicare dai dati, la preoccupazione parrebbe lecita: qualche decennio fa l’eiaculato conteneva in media 120 milioni di spermatozoi per millilitro, oggi siamo a meno della metà. La fertilità maschile si “decide” da piccoli, visto che l’80 per cento delle patologie andrologiche che potrebbero incidere sulla fertilità si sviluppa in infanzia o adolescenza, e il drastico calo di questi anni è il risultato di stili di vita sempre più spesso sbagliati. La buona notizia è che circa la metà dei casi di infertilità nell’adulto si potrebbe evitare con una buona prevenzione e su questa puntano tutto gli andrologi, come spiega Bruno Giammusso della Commissione Scientifica Sia: «La fertilità maschile dipende da fattori congeniti e ambientali: fra i primi c’è senz’altro il criptorchidismo, la mancata discesa dei testicoli nello scroto, ma basta una visita nel neonato per accorgersene e intervenire scongiurando problemi futuri. Un secondo controllo del maschio è opportuno nella pubertà, intorno ai 14-16 anni, per valutare la presenza di varicocele».

Infezioni e malattie sessuali

Si tratta della dilatazione di alcune vene del testicolo e riguarda il 20 per cento degli adolescenti, in molti casi non dà sintomi evidenti ma può compromettere qualità e quantità degli spermatozoi: non a caso si riscontra in circa un uomo infertile su tre, ma se il varicocele viene individuato attraverso i controlli pediatrici è sufficiente un semplice intervento per eliminarlo e non correre rischi. Un’altra minaccia per la fertilità, poi, sono le infezioni: quelle urogenitali, secondo uno studio dell’università di Giessen in Germania, sono responsabili del 6-10 per cento dei casi di sterilità maschile e si possono trovare i segni di un’infiammazione nel 25 per cento delle biopsie testicolari di uomini infertili. Per esempio dopo un’infezione dell’epididimo, il tessuto che si trova sopra ai testicoli, nel 10 per cento dei casi la produzione di spermatozoi si azzera per molto tempo, nel 30 per cento si riduce drasticamente. Preoccupano poi le malattie sessualmente trasmesse, in aumento e ben poco considerate dai ragazzi quando si affacciano alla vita sessuale.

Stili di vita sbagliati

«Per questo sarebbe utile una visita attorno ai diciotto anni: le infezioni alterano l’ambiente in cui si producono gli spermatozoi e possono avere ripercussioni a lungo termine sulla fertilità. È importante insegnare ai ragazzi la prevenzione attraverso il preservativo e spiegare loro che devono segnalare subito eventuali sintomi – dice Giammusso -. L’altra grande minaccia per la fertilità è uno stile di vita sbagliato: il fumo, le sostanze stupefacenti (fra cui anche l’uso abituale di marijuana, ndr), il sovrappeso e l’obesità sono molto dannosi, così come gli ormoni anabolizzanti. Alcune sostanze, cui si può essere esposti per motivi professionali, da fitofarmaci e pesticidi ai fumi di benzina, possono incidere sulla fertilità e quindi i lavoratori a rischio si devono proteggere adeguatamente. Le alte temperature a livello dello scroto, infine, sono dannose: è bene indossare biancheria intima di cotone e indumenti non troppo stretti, ma anche evitare di tenere il portatile sulle gambe a lungo». Quando si è adulti e il desiderato bebè non arriva, prevenzione significa rivolgersi subito al medico: «Purtroppo tanti aspettano o iniziano un percorso fai da te, prendendo magari integratori fra i più vari per potenziare la fertilità. Non esiste però un approccio unico per tutti, la diagnosi delle cause di infertilità è fondamentale e ci si dovrebbe arrivare prima possibile, magari quando ancora neppure si pensa a un figlio», conclude Giammusso.

Scegliere cibi salutari

Una buona fertilità passa anche dalla tavola: lo sottolineano dati della Società Italiana di Urologia. «La vitamina C e il licopene di cui sono ricchi i pomodori, per esempio, prevengono alterazioni nella forma degli spermatozoi – spiega Vincenzo Mirone, segretario generale SIU -. L’acido folico di cavoli, broccoli, spinaci e legumi ne favorisce la produzione e lo zinco, che si trova per esempio in fegato e pollo, ne previene i difetti; il selenio delle noci li rende più mobili e attivi e il pesce ne migliora del 20 per cento la qualità grazie agli acidi grassi omega-3, che hanno effetti antinfiammatori e protettivi sul microcircolo dell’area genitale. No invece ai grassi saturi in eccesso da fritti, troppe carni rosse e dolci perché riducono quantità e qualità degli spermatozoi; anche troppi zuccheri alterano il seme. Moderazione con l’alcol che danneggia cellule dell’apparato genitale coinvolte nella produzione e maturazione degli spermatozoi».

Fonte: corriere.it