Redimec – realtà italiana con sede a Settimo Milanese (Mi) che si occupa di manualistica tecnica a norme CE per macchine e impianti industriali – nel corso degli ultimi anni ha strutturato un’innovativa offerta di servizi di welfare aziendale per i suoi dipendenti. Nonostante le dimensioni dell’impresa, che impiega circa 30 dipendenti, il management di Redimec ha scelto di realizzare il progetto di welfare in maniera autonoma, senza l’ausilio di società di consulenza e provider. In questo articolo vi raccontiamo come è stato possibile.
Le prestazioni di welfare previste dal contratto aziendale
Il piano welfare di Redimec prevede un insieme di servizi volti a sostenere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. In primo luogo, è stata introdotta la flessibilità oraria: i dipendenti hanno la possibilità di iniziare e concludere l’attività lavorativa giornaliera senza essere vincolati da orari fissi prestabiliti. Nella sede dell’azienda è inoltre attivo il baby parking, un servizio di custodia oraria rivolto alle mamme con bambini in età prescolare.
Negli ultimi mesi, l’azienda ha incrementato la sua offerta introducendo una serie di misure specificamente rivolte alle famiglie. Ogni dipendente ha a propria disposizione un budget da spendere (che può essere incrementato anche attraverso la conversione del premio di produttività individuale) per servizi destinati a genitori anziani o figli: grazie a questo “conto welfare” i lavoratori possono accedere a servizi di baby sitting, interventi di sostegno per la non autosufficienza, ma anche pagare le spese scolastiche (libri, rette di iscrizione, mensa, ecc.) o le rette per l’alloggio in una Residenza Sanitaria Assistenziale. Infine, è stato creato un servizio di stireria, lavanderia e pulizie domestiche.
“Questo genere di prestazioni sono un simbolo di come l’impresa è attenta alle necessità lavorative, familiari e personali dei propri collaboratori” sostiene Stefano Restelli, titolare di Redimec. “Grazie alle novità previste dalla normativa, anche la nostra piccola realtà ha avuto la possibilità di destinare una quota delle proprie risorse ai servizi di welfare. In precedenza non avremmo mai potuto farci carico delle spese per le prestazioni destinati alla famiglia, ad esempio”.
A riguardo, come ormai evidenziato più volte all’interno del nostro lavoro, la Legge di Stabilità del 2016 ha dato il via ad una vera e propria rivoluzione in materia di welfare aziendale. Gli strumenti introdotti nel 2016, oltre a prevedere importanti sgravi fiscali e contributivi nel caso di conversione del premio di produttività aziendale in servizi e benefit integrativi, sono andati a rinnovare la normativa sul welfare in azienda, modificando gli articoli 51 e 100 del Tuir.
I riscontri positivi da parte dell’azienda
Secondo i vertici dell’impresa, inoltre, questi servizi hanno generato un grande valore. “Il welfare aziendale, dal nostro punto di vista, rende circa dieci volte il suo investimento. L’impresa investe denaro per realizzare una serie di misure destinate ai dipendenti e, allo stesso tempo, ha un ritorno – non solo in termini economici – molto più elevato”, sostiene Restelli.
“In primo luogo si rafforza l’attaccamento all’azienda e, di conseguenza, si riduce il turn over. Nonostante siamo una piccola realtà che conta circa 30 dipendenti, le persone preferiscono restare con noi piuttosto che fare carriera in una grande realtà. Inoltre – continua Restelli – negli ultimi anni abbiamo ridotto notevolmente le assenze: la flessibilità oraria, ma anche tutti gli altri strumenti che agevolano la conciliazione vita-lavoro, permette ai lavoratori e alle lavoratrici di gestire con più autonomia il loro orario di lavoro e la loro vita privata”.
I soggetti coinvolti
Come già anticipato, a differenza di molti casi raccontati anche su Secondo welfare, il progetto di Redimec non ha visto la partecipazione né di provider di welfare aziendale né di società di consulenza specializzate. Gli interventi sono stati messi a punto grazie al sostegno del sindacato e alla lungimiranza e all’impegno dell’amministrazione della società, che per l’implementazione del piano si è appoggiata a Sercop, azienda per la gestione dei servizi sociali, creata dai 9 comuni del Rhodense tra cui Settimo Milanese.
L’iniziativa dell’azienda è parte del sistema lombardo delle RTC (Reti Territoriali per la Conciliazione), di cui abbiamo spesso parlato all’interno del nostro sito. Attraverso le RTC, la Regione Lombardia ha cercato di favorire la diffusione di misure aziendali family friendly e di conciliazione vita-lavoro, valorizzando la loro dimensione territoriale e sostenendo la creazione di alleanze e reti locali.
Inoltre, il progetto – inserito all’interno del contratto aziendale – è stato sottoscritto dalle rappresentanze sindacali del territorio. Secondo quanto affermato da Rastelli, le sigle di rappresentanza dei lavoratori hanno giocato un ruolo importante nelle varie fasi che hanno accompagno l’introduzione di queste misure. “Il sindacato si è aperto molto a queste possibilità che offrono una risposta anche ai bisogni sociali. Non si tratta solo di incrementare il potere d’acquisto dei lavoratori, ma anche di migliorare la vita lavorativa e privata dall’individuo”, ha concluso Rastelli.
Fonte: secondowelfare.it