In Italia, non si può licenziare la lavoratrice che, al ritorno dalla maternità, si rifiuta di trasferirsi a 150 km di distanza da casa. La Corte di Cassazione, infatti, ha rigettato il ricorso di un’azienda contro la condanna al reintegro della donna e al risarcimento dei danni in suo favore per averla discriminata in quanto neo mamma.
È stato dimostrato, infatti, che l’impiegata è stata vittima di un preciso disegno discriminatorio attuato attraverso le decisioni datoriali di spostarla in un altro punto vendita molto distante dal precedente, proprio a seguito del rientro dal periodo di astensione dovuto alla gravidanza della durata di un anno e quattro mesi.
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Fonte: west-info.eu