Quei figli contesi tra due mamme gay, svolta alla Consulta

ROMA. L’interesse dei minori prima di tutto. In una coppia dello stesso sesso, che va in crisi, anche il genitore non biologico ha gli stessi diritti sui figli. mannegayNon nel suo “interesse”, ma per quello dei bambini. Verdetto importante in arrivo dalla Corte costituzionale. Anche quando una coppia di fatto si scioglie, il partner che non ha né un legame biologico, né tantomeno uno giuridico riconosciuto con i figli può ugualmente continuare il rapporto che ha avuto fino a quel momento e far pesare i suoi diritti nella coppia verso i figli. Quindi vederli come se avesse fisicamente contribuito a farli nascere e come avviene quando si separa una famiglia tradizionale. Dalla Consulta è in arrivo — domani quando, relatore il giudice Mario Rosario Morelli, si svolgerà prima l’udienza pubblica e poi la camera di consiglio — un’altra decisione che spinge in avanti la frontiera delle unioni tra donne o tra uomini che hanno dei figli i cui diritti, secondo la Corte, devono essere prioritari e identici a quelli di una coppia tradizionale. LA NASCITA DEI DUE GEMELLI La storia che finisce alla Consulta si svolge a Palermo, dove due donne — le chiameremo Nadia e Lucia, Nadia la madre biologica, Lucia la convivente — vivono la loro storia d’amore che dura per otto anni. Una coppia di fatto. In cui a un certo punto c’è anche la voglia di avere un figlio. La fecondazione in Spagna è la via più semplice per farlo nascere. Arrivano due gemelli. Inutilmente le due compagne cercano anche una legittimazione giuridica, il riconoscimento in tribunale anche per Lucia: nel 2011 le toghe dicono di no. Poi purtroppo arriva la crisi, la coppia si scoppia, e qui cominciano i guai, che domani finiranno sul tavolo della Consulta. LA GUERRA IN TRIBUNALE Da tre anni in qua Nadia e Lucia si sono scontrate a colpi di sentenze. Prima quella del tribunale di Palermo — il 6 aprile del 2015 — che riconosce a Lucia il diritto di mantenere un rapporto stabile con i gemelli e fissa anche tempi e modi. Una decisione che riconosce il ruolo di “genitore sociale” di Lucia, visto che lei non ha alcun legame biologico con i bambini. Esiste però un legame stabile che è maturato nel tempo, una consuetudine familiare. Quindi, nell’interesse del minore, questo legame non può essere tagliato da un giorno all’altro solo perché la coppia è andata in crisi. Ma attenzione, perché il tribunale prende atto che Lucia non ha alcuna legittimazione giuridica per rivendicare il suo diritto di partner. LO STOP DELLA MADRE Inevitabilmente Nadia contesta la decisione del tribunale e ricorre alla Corte d’Appello di Palermo. Le sue ragioni e motivazioni sono del tutto opposte a quelle del tribunale. Lucia, l’ex compagna, non può rivendicare alcun diritto perché non ha né un legame giuridico, né tantomeno uno biologico con i gemelli. Al massimo la madre naturale le può concedere di vederli per un pomeriggio a settimana, senza neppure la possibilità di dormire insieme per una notte. L’ARTICOLO CONTESTATO Il 27 maggio del 2015 la Corte di Appello si ferma. Sospende la decisione del tribunale e riflette fino a fine agosto quando decide che l’unica via d’uscita è un ricorso alla Consulta. Perché di mezzo c’è un articolo del codice civile — il 337-ter — che per i giudici palermitani presenta più di un vizio di costituzionalità, soprattutto laddove non consente di applicare la vasta e consolidata giurisprudenza europea sui minori e sul loro interesse ad essere comunque garantiti anche a una madre non biologica, ma madre di fatto per molti anni. Così recita il 337-ter: «Il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione, assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con i parenti di ciascun ramo genitoriale». Ma parliamo di genitori “biologici” e non di colei che è vissuta accanto al figlio come una madre di fatto. IL PASSO AVANTI DEI GIUDICI E proprio qui si gioca la novità nella scelta che la Consulta si appresta a fare, tenendo come faro l’interesse dei figli, ampiamente riconosciuto dalla Convenzione dei diritti dell’uomo, testo che la Costituzione impone di non ignorare. Il figlio, e quindi la madre di fatto pur priva di legami biologici, ha gli stessi diritti di un genitore tradizionale. Il suo essere “genitore sociale” ne fa
una protagonista obbligata nella vita del bambino. E quindi Lucia, la convivente di Nadia, si vedrà riconosciuto il suo diritto di stare con i gemelli. Quanto all’articolo 337-ter del codice civile il suo destino sarà quello di dover comprendere anche i genitori non biologici. Fonte: repubblica.it