ROMA – Le famiglie italiane stanno un po’ meglio, ma molte di loro non hanno superato la crisi. Dall’Osservatorio sulla vulnerabilità economica, presentato oggi dal Forum Ania-Consumatori, emerge che il 61,3% delle famiglie fa fatica ad arrivare a fine mese.
Le difficoltà più gravi in effetti riguardano solo il 7,9% che dichiara proprio di non farcela, e il 13,3% che denuncia “molte difficoltà”: il restante 40,1% spiega di avere “alcune difficoltà”. Però ancora in troppi sono costretti a rinunciare anche al necessario: il 71,3% dichiara di risparmiare anche sulla spesa quotidiana, molti rimandano gli acquisti importanti e qualcuno anche le visite mediche (la percentuale anzi quest’anno sale al 37,2% dal 34,4% dell’anno scorso.
La vulnerabilità si esprime anche nella estrema difficoltà a far fronte a una spesa imprevista, nell’ordine di 700 euro: non potrebbe il 16,5% delle famiglie. Per le famiglie più povere c’è l’indebitamento ad aggravare la situazione: anche se gli italiani sono meno indebitati rispetto ai cittadini degli altri Paesi, tuttavia chi è costretto a chiedere un prestito o un mutuo ha di solito un reddito minore, per cui la rata ha una maggiore incidenza. Nel 2014, secondo la Banca d’Italia, l’11,4% delle famiglie era sovraindebitato , cioè con una rata complessiva superiore al 30% del reddito.
“La crisi – rileva il presidente del Forum Ania-Consumatori, Pier Ugo Andreini – ha contribuito a portare a un impoverimento materiale di ampie fasce di cittadinanza. Il momento economico e sociale che viviamo e gli scenari futuri richiedono a tutti i soggetti coinvolti una maggiore collaborazione sui temi legati alla gestione del risparmio, della salute, dell’assistenza e della previdenza”.
Quest’anno l’indagine dedica un focus particolare ai nuclei con capofamiglia donna, che mostrano una maggiore fragilità e sono in genere più poveri. Infatti il 74% delle intervistate dichiara di aver avuto problemi economici che hanno costretto ad aggiustare e ridurre il bilancio familiare, e il 79% dichiara di risparmiare sulla spesa quotidiana mentre il 70% dichiara addirittura di tagliare su acquisti importanti.
Per il resto si ripropongono le situazioni di sempre: più a rischio i giovani, e meno i pensionati; più i meridionali e meno chi vive nel Nord-Ovest; più chi ha un titolo di studio basso, meno chi ha un diploma o meglio ancora una laurea. E naturalmente sono più vulnerabili le famiglie con figli, quelle con un disoccupato o con una persona malata. Per chi si trova nell’ultimo quintile, quello più povero, non è cambiato nulla: parla invece di un miglioramento della propria situazione in generale chi si trovava già in una situazione di poca vulnerabilità.
Fonte: repubblica.it